La filiera del bovino da carne ha un’importanza non trascurabile nel sistema agroalimentare nazionale. Nella fase agricola, il valore prodotto dagli allevamenti di bovini da carne incide per quasi il 20% sul valore totale della zootecnia (ISMEA, 2017).

L’allevamento del bovino da carne in Italia può essere riassunto nelle seguenti tipologie:

  • allevamento del vitello a carne bianca, macellati a circa 250 Kg PV. Le zone di produzione sono Lombardia e Veneto;
  • intensivo di vitelloni di razze da carne (Limousine, Blonde D’Aquitaine, Piemontese) e incroci con razze da latte (Frisona, Bleu Belge), macellati tra i 500-700 Kg PV. Produzione Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna;
  • estensivo di vitelloni di razze da carne italiane (Chianina, Marchigiana, Romagnola), caratterizzato dalla linea vacca-vitello, tipica dell’Appennino centro-meridionale ed isole.

Il settore è tuttavia caratterizzato da una forte dipendenza dall’estero, poiché circa il 45% del fabbisogno nazionale è soddisfatto dalle importazioni di capi vivi e carni. La maggior parte dei capi importati in Italia destinati all’ingrasso proviene dalla Francia, circa l’80%, (elaborazione ISMEA su dati ISTAT, 2017).

La maggior parte dei capi importati e destinati all’ingrasso proviene da centri di raccolta francesi, che arrivano presso i siti d’ingrasso dopo aver subito numerosi stress quali: cambiamento delle abitudini, dei rapporti gerarchici, nonché delle condizioni ambientali ed alimentari.

E’ ormai da tempo assodato che stimoli stressogeni prolungati aumentino il rilascio di corticosteroidi, con azione immunodepressiva.

Le problematiche che destano maggior preoccupazione sono le affezioni respiratorie, le parassitosi e le affezioni articolari.

Tra le patologie respiratorie quella di maggior peso è sicuramente la BRD (Bovine Respiratory Disease), che può causare decesso dei soggetti colpiti o ritardi nella crescita. Secondo alcuni autori le perdite economiche imputabili ai ritardi dell’accrescimento possono essere valutati all’incirca in un -13% (D. Fucci et al. Large Animal Review 2012).

Esiste una stretta correlazione tra lo stato nutrizionale e la risposta allo stress. Infatti alcune carenze quali amminoacidi, vitamine ed oligoelementi possono influire negativamente sulla risposta immunitaria e di conseguenza provocare l’insuccesso in questa fase di allevamento.

Gli obiettivi aziendali della fase di ristallo sono quelli di minimizzare lo stress di adattamento, rafforzare le difese immunitarie, migliorare la risposta vaccinale ed infine la funzionalità ruminale.

Vitasol ha sviluppato una linea dedicata che comprende sostanze in grado di stimolare il sistema immunitario, tra questi si ricordano:

PREBIOTICI – PROBIOTICI: inducono la crescita e l’attività dei microrganismi “buoni” e stimolano la produzione anticorpale;

PARA-PROBIOTICI: come la selenometionina che svolge un importante attività immunostimolante ed antiossidante.

FITODERIVATI – ANTIOSSIDANTI: sostanze come oli essenziali, polifenoli, vitamina E e vitamina C, in grado di proteggere i leucociti e i macrofagi dai radicali liberi.

Concludendo in questa fase critica è opportuno applicare un protocollo di biosicurezza, una dieta bilanciata composta da ingredienti salubri e di qualità, integrata con principi nutrizionali in grado di ridurre gli effetti degli agenti stressogeni, adottare un accurato programma vaccinale ed infine monitorare le condizioni generali del benessere animale.